I
cinque giorni di safari
Sì, sì, lo so, siete impazienti di conoscere le avventure del
safari. Del resto, si viene in Africa quasi esclusivamente per questo
motivo…non è vero?
Siamo partiti giovedì 1° marzo 2018 per la nostra avventura, Moses
alla guida del pulmino, Martin, Ali ed io. La partenza, considerata la lunga
distanza da percorrere, più di 600 km su strade un poco accidentate
(eufemismo!), è prevista per le 8:00, dopo aver fatto colazione. Considerato l’
“African time”, cioè la poca propensione al rispetto degli orari, partiamo da
casa alle 8:30. Non male, mi dico, ma, come avevo previsto, facendo un po’ la
“streghetta”, ci fermiamo a Jinja per sbrigare alcune commissioni. La sosta si
prolunga per due ore che, alla fine della giornata, risulteranno vitali per il
raggiungimento della nostra meta.
Ma andiamo per gradi.
Il viaggio sino a Kampala è, come sempre, terribile. Traffico
spaventoso su quell’ unica strada che collega le due città e, come d’abitudine,
impieghiamo le quasi canoniche tre ore per percorrere i 100 km di distanza.
Da Kampala, inizia un nuovo percorso in quella parte del paese ancora
a me sconosciuto. Andiamo a Ovest, quasi ai confini con il Rwanda ed la
Repubblica Democratica del Congo, la nostra meta è il parco nazionale Queen Elisabeth,
uno dei più estesi ed importanti in Uganda.
Dopo circa una sessantina di Km da Kampala, attraversiamo
l’immaginaria linea dell’Equatore. Anche se può suonare un po’ “naif”, mi sono
emozionata nel raggiungere il posto. Anche questo va a far parte del mio
bagaglio di viaggio, insieme al passaggio del Circolo Polare Artico nell’estate
del 2004 e la visita del Capo di Buona Speranza nell’inverno del 2015 quando,
per la prima volta, visitai Cape Town. Beh, direte voi, sono punti immaginari,
prettamente virtuali , creati dall’uomo per avere dei riferimenti scientifici
certi riferiti al nostro pianeta. In quei luoghi, comunque, nel mio
immaginario, ho percepito il passaggio di zone, il raggiungimento di punti
fermi condivisi che mi hanno fatto sentire posizionata in luoghi importanti del
pianeta.
Dopo una breve sosta per le foto di rito, il viaggio continua
verso Ovest. La strada che percorriamo è ampia e ben asfaltata. Questa, per me,
è una sorpresa. Chiacchierando con Moses, scopro il perché questa strada è così
ampia (in effetti viene chiamata autostrada) e ben asfaltata: partendo da
Kampala, giunge sino a Kasese, la seconda città più importante in Uganda, che è
anche la zona di nascita dell’attuale presidente del paese! Ecco scoperto il
mistero!!
Nel tragitto, attraversiamo altre due città piuttosto grandi ed
importanti: Masara e Mbarara. Quest’ultima, è molto vicino alla zona di confine
con la Tanzania e da lì partono gli autobus, enormi e sempre affollati, che
raggiungono questo altro paese. Lì finisce anche il lago Vittoria che, partendo
da Jinja, si estende per parecchie centinaia di Km sino a Mbarara e fa,
appunto, da confine con la Tanzania.
Nel frattempo, si è fatto buio e guidare su queste strade, di
notte, è davvero un’impresa colossale.
Verso le 23:00, Moses, stanco per aver guidato per così tante ore,
mi annuncia che siamo piuttosto vicini al gate
1, cioè l’entrata del parco
sempre aperta anche di notte e da lì potremo continuare per un’altra ventina di
km verso il lodge dove trascorreremo la notte. Non vedo l’ora di potermi
sistemare su un letto, comodo o meno, ma dopo tante ore di auto, la stanchezza
inizia a farsi sentire…..
Arriviamo ad un cartello enorme che indica una direzione di entrata
nel parco, giriamo a sinistra ed entriamo, ma…. Dopo una quarantina di km,
Moses realizza che, forse, non è la strada giusta che dovevamo percorrere…. Ci
siamo addentrati nella foresta per troppi km su una strada strettissima,
sterrata e piena di enormi buche create, probabilmente, dal passaggio di
elefanti ed ippopotami (considerato anche le montagne di cacca!) e non abbiamo
trovato indicazioni per il lodge….. ci siamo persi!
Immaginate: abbiamo viaggiato per tutta la notte, fermandoci verso
le due del mattino in una specie di piazzola in mezzo alla foresta con due
altissime torri (??) con in cima delle flebili lucine rosse, due casette
completamente chiuse, un edificio in mattoni a vista ad un piano, con tante
finestre buie, racchiuso in una specie di recinzione in ferro, solo frontale, e
con un enorme cancello in ferro nero con in alto la scritta “Genesis – Beach
Ressort”.
Nessuna anima viva in giro a cui poter chiedere informazioni!
Dopo una sosta in quel luogo durata circa un’ora, tutti chiusi
all’interno del pulmino, abbiamo ripreso il viaggio nella direzione opposta da
dove eravamo venuti.
Viaggia, viaggia, siamo arrivati, alle sei della mattina, in una
cittadina che, abbiamo scoperto, si trova all’opposto della nostra direzione
iniziale, a brevissima distanza dal confine con il Rwanda (poco più di 10 km).
Dopo aver fatto colazione in una specie di ristorante locale,
circondati da persone che ci osservano come se fossimo i leoni usciti dalla
foresta, entriamo – finalmente – nel parco nella zona sud, a quasi 500 km di
distanza da dove avremmo dovuto entrare la sera precedente!!!
Tuttavia, la fatica e la stanchezza sono immediatamente svanite
nel momento in cui, dopo poco, facciamo il nostro primo incontro con gli abitanti
del parco: tre magnifici leoni, della specie “leoni scalatori”. Uno di essi
dorme tranquillo su un grande ramo, gli altri due ci guardano con curiosità, si
fanno fotografare e, quasi quasi, sembra che si mettano in posa proprio per
noi, poi volgono lo sguardo verso l’infinito della savana che, in questa
mattina di buon’ora, esprime al meglio tutta la sua bellezza ed il fascino di
luogo naturale, selvaggio ed impenetrabile.
The five day safari
Yes, yes, I do know, you’re curious to know about my safari adventures. It’s true, people come to
Africa mostly for this reason…. Don’t they?
We left on Thursday, March 1st , 2018. Moses, driving the mini-bus, Martin, Ali and I.
Time for leaving had been planned at 8:00 a.m. after breakfast, considering the long distance, actually more
than 600 km, and the non favorable conditions of the roads. However,
considering the “African time”, we leave at 8:30. As I had supposed, we stopped
in Jinja for at least two hours to do some errands, and these two hours will
reveal crucial at the end of the day…
But, let’s go step by step….
The journey from Jinja to Kampala was terrible, as usual. Heavy traffic
on the only road connecting the two cities so that it took us the usual three
hours to drive the 100 km distance.
From Kampala, we started driving towards the south-western part of the country still unknown to me.
As I said, We were heading south-west, almost at the borders with two neighboring
countries: Rwanda and the Democratic Republic of Congo. Our destination was the
Queen Elisabeth National Park, one of the largest in Uganda.
Some 60 km south of Kampala, we crossed the Equator. It might be a
little “naïf” of me, but I was moved when I reached the place. Although it’s a
virtual line, designed by scientists to have clear and precise references of
the planet, I got emotional the same way I did when I crossed the Arctic Circle
back in 2004 or when I was at the Cape of Good Hope in the winter of 2015, my
first time in Cape Town. In those places, I was imagining myself positioned in
important places on the Earth and felt that those places really count.
After a short stop for photos, our journey continued west. The road we
were driving was wide and very well paved, a true highway. Chatting with Moses,
I discovered that we were driving the road connecting Kampala to Kasese, the
second largest city in Uganda and the
home area of the present President of the country. Now, the “dilemma” was
solved!
During the long drive, we crossed other two important and pretty large towns:
Masara e Mbarara.
This latter is very close to the borders with Tanzania. In fact, from
this town, big and very crowded buses leave for Tanzania daily. In Mbarara,
Lake Victoria ends and it actually marks the border with the two countries.
In the meanwhile, darkness had descended making driving very difficult.
At around 11:30 pm, Moses – very tired
for the long hours of driving – announced me that according to his
calculations, we were approaching Gate 1 of the park, the entrance that’s
opened 24/7.
From the gate then, we had another 20 km to go to reach the lodge where
we would have spent the night. I was looking forward to it because I was
getting tired and I was longing for a bed to lie down and rest. Tiredness was
wrapping me up…
We got to a huge signpost advertising the park, we turned left and in we
went, but….
After some 40 km, Moses realized that, perhaps, that wasn’t the correct
direction we had to go… We were in the middle of the forest, on a very narrow and
bouncing path because of the huge potholes created, most probably, by the
passage of elephants and hippos (considering the huge amount and size of droppings!),
no signposts whatsoever indicating the lodge… we were lost!
Now, imagine: we drove for the whole night. At two in the morning, we
got to a spot in the middle of the forest where we found two very tall towers
with feeble red lights on top (??), two small houses completely shut and a
brick one storey building with many windows fenced only in front and closed by
an enormous iron black gate bearing a golden inscription “Genesis – Beach Ressort”.
No life around…. Nobody to ask for directions.
After a short stop in this place lasted for approx. one hour, sealed
inside the bus, we started our journey again in the opposite direction from
where we came.
At six in the morning, after driving non-stop the whole night, we
reached a village that is located exactly at the opposite side from where we
were supposed to be (the southern side of the park) at a very short distance
from the Rwanda border (a bit more than 10 km).
After breakfast in a local restaurant, surrounded by locals who were
staring at us as if we were lions jumped out of the forest, we eventually
entered the park from the south gate, 500 km far from the entrance we were
supposed to enter the night before!
However, our tiredness and fatigue disappeared almost immediately when,
after few minutes of driving inside the park, we met three wonderful lions,
actually tree climbing lions on top of a huge acacia tree. One of them was
sleeping, the other two stared at us with immense curiosity and after I took
some photos, they quietly turned towards the wide wilderness of the savannah as
if showing us the beautiful surrounding landscape which, so early in the
morning, was at its best.