27 marzo 2019
“La vacanza”
Sono
partita da Kyabirwa venerdì scorso, 22 marzo, per qualche giorno di vacanza
dopo i quasi due mesi di lavoro al villaggio.
Inutile
citare la tristezza degli arrivederci.. o forse degli addii.. per me e per
tutta la “mia” famiglia ugandese.. Daisy compresa!
(Daisy è la mucca alla quale - tutte le mattine - davo da mangiare le bucce e le foglie di banana)
Il
“mio driver”, Okjor, è passato a prendermi al villaggio puntualissimo alle otto
– non secondo l’Ugandan time (normalmente, un ritardo di un’ora – ed anche più –
è tollerato!) e siamo partiti.
all'Equatore |
le mucche ankole a Lake Mburo |
le zebre a Lake Mburo |
il cottage a Rwakobo Rock |
tramonto da Rwakobo Rock |
in viaggio - si vende carbonella |
il cottage nella foresta |
il panorama dal cottage |
Prima tappa l’Equatore. Lì abbiamo pranzato chiacchierando
piacevolmente.
Okjor
è stato un ottimo driver ed anche un gradevole
compagno di viaggio durante i quattro giorni che abbiamo condiviso.
Abbiamo
proseguito il viaggio per Lake Mburo, uno dei parchi nazionali nella savana
dove si trovano tantissime zebre, mucche di razza ankole con le corna enormi e,
giù, vicino al lago, tanti ippopotami.
Abbiamo
soggiornato al Rwakobo Rock , un lodge molto bello costituito da una decina di
cottages tutti costruiti su un’enorme roccia condivisa con una colonia
piuttosto numerosa di babbuini! Vista splendida sulla savana e tramonto
meraviglioso. Il cottage assegnatomi era proprio in cima alla roccia ed un po’
isolato dagli altri. Silenzio assoluto!
Il
secondo giorno l’ho trascorso in viaggio verso la foresta di Bwindi che si
trova all’estremo ovest del paese e confina con il Congo ed il Rwanda. Siamo
arrivati intorno alle 17:00. Il posto è magnifico e il lodge dove avevo scelto
di soggiornare si trova in cima alla montagna a ca. 2.450 m di altitudine.
Panorama splendido. Anche qui, il cottage che mi è stato assegnato, tutto
costruito in legno come una vera baita di montagna, è molto bello, spazioso,
pulito e confortevole. Per la prima volta dopo quasi due mesi, ho dormito in un
lettone grande e confortevole senza la rete antizanzare. A questa altitudine,
fortunatamente, non ci sono zanzare ed altri insetti pericolosi, nessun
pericolo di malaria, quindi.
Terzo
giorno di safari: finalmente il trekking nella foresta alla ricerca dei
gorilla! Si parte presto, intorno alle 8:00, subito dopo la colazione. Sono in
un gruppo con altre sei persone più la guida ed un poliziotto armato che, ci
viene spiegato, serve per eventuali incontri ravvicinati con gli elefanti che
qui non sono tanto “cordiali” come nella savana. Fortunatamente, non li abbiamo
incontrati.
Bene,
si parte per l’avventura. La guida, Steven, dopo aver distribuito a ciascuno un bastone, chiede
al gruppo chi, fra noi, è la persona più lenta. Alzo timidamente la mano. Steven
mi dice che mi devo mettere dietro a lui per dare il passo di marcia al gruppo.
Questa cosa mi fa un po’ vergognare, ma, si sa, tra tutti, sono anche la più
vecchia, quindi…. Partiamo. Tre passi, non uno di più, e ..splash... sono già
col culo per terra! Cominciamo bene! Mi assale una crisi di panico: se comincio
così, riuscirò a fare tutto il percorso? Si parla di tre ore, forse non ce la
faccio, fa caldo (umido), sono imbacuccata in una giacca impermeabile, ho lo
zaino che sembra pesare un quintale, mi sono messa gli scarponi (e le calze!!)
dopo due mesi trascorsi con le infradito e sto camminando in salita in mezzo a
rovi, radici, felci alte più di me su un terreno soffice e scivoloso..no, non
ce la farò mai! Sono un po’ disperata.
Ma
il panico passa quasi immediatamente. Mi guardo intorno e ciò che vedo è
davvero fantastico e l’idea di arrivare e vedere i gorilla mi sprona a continuare
senza lamentarmi.. avanti.
Camminiamo
per una buona ora poi, all’improvviso, sento delle voci: ci sono tre persone
ferme in un minuscolo pianoro che ci aspettano. Sono le guardie partite dal
centro la mattina molto presto per tracciare i gorilla.
Hanno
trovato una famiglia di sei elementi proprio lì vicino. Ci dicono di lasciare i
bastoni e gli zaini, di camminare piano verso un tracciato che ci indicano, di
non parlare, non mangiare e non fumare (queste ultime due istruzioni mi
sembrano davvero assurde, considerato il luogo!), di seguire la guida e di non
avvicinarci ai gorilla (la distanza imposta è di 7 m, ma poi, realizzo, è
dimezzata).
Dieci
passi sul crinale della montagna ed eccoli lì.. c’è mamma gorilla che si mette
le dita nel naso mentre sta allattando un cucciolo, un po’ più in là alla sua
destra, un altro cucciolo che gioca con un altro gorilla di media taglia e,
poco più in alto, il gorilla maschio della famiglia, il silver back, sdraiato
che dorme.
E’
uno spettacolo che difficilmente riuscirò a dimenticare.
Restiamo
lì, in assoluto silenzio, ad ammirare per un’ora.
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