venerdì 17 febbraio 2017

La storia di Martin
16 febbraio 2017 - giovedì
Today it’s a public holiday! No school for the day. It’s a public holiday to celebrate a bishop who was killed by the regime back in the ‘70s.
I decided to spend the morning at home. Frida and Helen left for Jinja but I didn’t join them. I took advantage of the day off to do my laundry and then relax a bit reading a text book I found in Moses’ house to prepare my future lessons at school.
However, my plans blew up!
In addition to his six biological children Moses, hosts and takes care of other seven kids (six boys and one girl). These guys are either orphans or street children abandoned by their parents. Moses actually adopted these children and they are as his own. Among these, there is Martin, a boy of eight who attends school and is in P3, the class where I teach.
Few days ago, Moses told me the story of Martin. He was born when his parents were extremely young. After his birth, his mother left him with his grandmother and his father never saw him. Up to six years of age, Martin lived with his grandmother. After that age, the grandmother couldn’t take care of him any longer and she didn’t have the means of sending him to school. This is why he “landed” in Moses’ family.
When he arrived here, Martin was a wild kid who used to quarrel and beat all the other children of the village. In the two years he spent with Moses, he has become a nice kid, very polite with the grownups and rather good at school.
Now, although I’ve been here for a short time (oh, gosh, it’s already four weeks, actually!) I have become the most important person for Martin. It’s probably because he sees me in class, or because I give him attention, or because I “force” him to read at home after school or….. I don’t know what it is, but he’s taken me as his mother!
He’s always around me, he brings me mango and water in the afternoon after school, he’s always asking me if I’m ok, he always wants to sit close to me to assist when I’m eating. He’s really so nice. This morning, he insisted to help me with my laundry and he brought me a chair to sit to avoid me kneeling on the ground.
However, something really touching happened while I was trying to scrub a no-longer-white pair of trousers to remove the red stains of the dust. He came close to my ear and whispered in a delicate but firm voice :” I like staying close to you, you are my mum and I love you”.
Guess my reaction! I was so moved, but Not knowing what to answer, I simply said: “ I’m pleased, I love you too”… and the bell started ringing.
No, I thought, I can’t go beyond this point. For his and my sake, I can’t cross the border, I must stay on this side and avoid any further development of affection.I have to avoid him to be too much involved with me, otherwise, when I’m leaving this place in three weeks, it will be a real tragedy for the two of us. I have to stop the emotional flow… it won’t be easy, but I’ll try…  I promise.
All this just to tell you that I spent my holiday almost completely at home with Martin. He insisted that I reviewed with him the previous day’s lesson, that I helped him with his homework and that we read together, which I did.

In the late afternoon, I walked a bit just to stretch my aching body after such long hours spent sitting and bending on the sidewalk with Martin.
Martin
16 febbraio 2017 - giovedì
Oggi è vacanza! Niente scuola, tutti a casa. E’ una festa pubblica per ricordare un vescovo ucciso dal regime imperante negli anni ’70.
Ho deciso di trascorrere la mattinata a casa e di non andare a Jinja con Frida ed Helen. Loro avevano alcune commissioni da sbrigare in città. Io ne ho approfittato per fare il bucato e poi rilassarmi un po’ leggendo uno dei libri di testo che ho trovato in casa da Moses per potermi preparare meglio per le prossime lezioni.
Tuttavia, i miei programmi sono saltati!
Moses, oltre ai suoi sei figli, ospita e bada ad altri sette ragazzi (sei maschi ed una femmina). Sono tutti ragazzi orfani e/o abbandonati per strada che lui ha praticamente adottato come figli suoi. Tra questi c’è Martin, un ragazzino di 8 anni che frequenta la P3, la classe dove insegno.
Moses mi ha raccontato la sua storia qualche sera fa’. Martin è nato da genitori molto giovani. Poco dopo la sua nascita, la madre l’ha abbandonato dalla nonna ed è scomparsa, il padre non l’ha quasi mai visto. Fino a sei anni è stato accudito dalla nonna la quale, però, non avendo i mezzi per poterlo mandare a scuola, si è rivolta a Moses in cerca d’aiuto ed è così che è stato adottato, mandato a scuola ed accudito.
Quando arrivò qui, Martin era un bambino selvaggio, attaccava briga e picchiava tutti gli altri bambini tant’è che molte persone del villaggio si sono lamentate con Moses. Nei due anni trascorsi qui, Martin è diventato un ragazzino più tranquillo, molto educato e rispettoso con i grandi e, devo dire, anche piuttosto bravino a scuola.
Ora, malgrado il poco tempo che ho trascorso qui (oddio! sono già 4 settimane!!), io sono diventata la persona più importante per lui. Sarà che gli presto attenzione, sarà che mi vede in classe, sarà che lo “costringo” a leggere nel pomeriggio quando torniamo dalla scuola, sarà…sarà..sarà… sono diventata la sua “mamma”. 
E’ sempre intorno, mi porta il mango e l’acqua nel pomeriggio dopo la scuola, mi chiede sempre se sto bene, vuole sempre sedersi vicino a me quando mangio per “assistermi” e, stamane, ha insistito per aiutarmi a fare il bucato. Mi ha anche portato la sedia per evitare di star piegata in due sopra il catino dove c’era la biancheria da lavare, ma la cosa più toccante è stato che, mentre stavo sfregando un paio di pantaloni ormai non più bianchi, per togliere le macchie rosse della polvere, si è avvicinato al mio orecchio e mi ha sussurrato con una vocina lieve, ma ferma: “mi piace stare vicino a te, tu sei la mia mamma, ti voglio bene”.
Vi lascio immaginare la  mia reazione! Non sapendo cosa rispondergli, gli ho semplicemente detto: “mi fa piacere, anch’io ti voglio bene”…. ma, a quel punto, è suonato il campanello d’allarme. No, ho pensato, non posso andare oltre, per il suo e per il mio bene! non posso valicare il confine, devo stare da questa parte, altrimenti, tra tre settimane, quando lascerò questo luogo, sarà davvero tragico. Non posso pensare di affezionarmi a lui e di permettere a lui di affezionarsi a me. Devo bloccare il flusso emozionale…. Non è cosa facile, ma ci proverò! Promesso!!
Tutto questo per dire che la mia giornata di “vacanza” è trascorsa quasi interamente a casa, con Martin che ha insistito perché gli ripetessi la lezione del giorno prima in classe, che lo aiutassi a fare i compiti e che leggessi con lui.
Solo nel tardo pomeriggio mi sono concessa una breve passeggiata fino alla scuola e ritorno, tanto per sgranchirmi un po’, dopo tanto tempo seduta sul bordo del marciapiede con Martin sempre attaccato ai pantaloni!!!


2 commenti:

  1. Cara Giusi,
    é molto toccante questo tuo racconto e da come lo descrivi Martin deve davvero essersi affezionato a te, ma é anche vero che in questi vado bisogna fare molta attenzione. Il distacco potrebbe essere davvero doloroso. É comunque certo che un pezzetto del tuo cuore lo lascerai lí, ma probabilmente lo avevi già messo nel conto quando sei partita. Oggi anche per me é stata una giornata particolare. É venuta a trovarmi una mia ex alunna marocchina che ho aiutato molto, con qualche rischio anche per me, a sottrarsi da una situazione familiare difficile e violenta. L'ho seguita per anni supportandola con ogni mezzo ed oggi mi ha fatto conoscere il compagno italiano e il suo bambino di due mesi. Una bell'epilogo di una brutta storia.
    Domani vado a Massa alla presentazione del libro di poesie di un'amica molto brava e molto premiata che si chiama Marina Pratici. Vorrei presentare il suo libro anche a Bagnone. L'ho detto anche a Matteo. Quando torni ne parliamo. Un abbraccio

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    1. sì, Martin si è molto affezionato a me ed anch'io a lui, ma, come ho scritto, mi devo fermare al confine! è vero che mi faccio sempre coinvolgere troppo dalle situazioni emozionali e credo che una parte di questa mia esperienza converga proprio sul dare affetto. Tuttavia, mi sono imposta un coinvolgimento emotivo molto "low profile" per evitare disastri dopo. Certo è che se potessi portarmelo in Italia, sarebbe una cosa meravigliosa, ma non posso e vedrò di aiutarlo a distanza. Al ritorno, credo proprio che avremo tante cose da raccontarci! buon fine settimana. Io oggi vado al Nilo a fare il bucato!! Un abbraccione forte e saluta Giovanni e tutta la tua bella famiglia

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